Si terrà oggi a Nuoro alle ore 11.00 la conferenza stampa di presentazione della mostra fotografica “Isole, di Cecilia Mangini”, una mostra di foto uniche e straordinarie scattate nel 1952 tra Lipari e Panarea, realizzata dall’ISRE con la collaborazione della Sardegna Film Commission.
Alla conferenza stampa sarà presente l’autrice, Cecilia Mangini, fresca dei suoi novant’anni appena compiuti, che potrà rispondere a delle domande.
In allegato trovi il comunicato stampa (completo di scheda biografica dell’artista) e una selezione inedita delle foto presenti all’esposizione.
Il catalogo della mostra, a cura di Claudio Domini e Paolo Pisanelli in collaborazione con Maura Picciau, contiene i saggi di Cecilia Mangini, Concita De Gregorio, Felice Laudadio e Claudio Domini.
Programma:
Mercoledì 20 settembre, ore 11, presso la biblioteca della sede istituzionale dell’Isre, in via Papandrea 6 a Nuoro, conferenza stampa di presentazione della mostra fotografica “Isole, Lipari, Panarea”: sarà presente la fotografa, sceneggiatrice e documentarista Cecilia Mangini
Giovedì 21 settembre, ore 18,30, Nuoro, Museo del costume – inaugurazione della mostra (in corso fino al 22 ottobre, segue gli orari di apertura del Museo)
Venerdì 22 settembre, ore 18,30, Auditorium Lilliu, rassegna cinematografica
“Isole, un viaggio a Panarea e Lipari”
Mostra fotografica di Cecilia Mangini
La mostra consta di foto uniche e straordinarie: scattate nel 1952 tra Lipari e Panarea, rappresentano una scoperta e un dono. Una scoperta, perché di quelle impresse a Lipari, in tutto 46, ben 20 non sono mai state date alle stampe, mentre quelle scattate a Panarea sono tutte inedite, tranne due. Un dono perché, ristampate in questi mesi, bel 22 istantanee di Panarea, firmate, saranno donate dall’artista per le collezioni firmate all’Isre, l’Istituto superiore regionale etnografico. Il catalogo della mostra, a cura di Claudio Domini e Paolo Pisanelli in collaborazione con Maura Picciau, contiene i preziosi saggi di Cecilia Mangini, Concita De Gregorio, Felice Laudadio e Claudio Domini.
Quel che sorprende in questa esposizione di fotografie quasi del tutto inedite, scattate nel 1952 e ora restituite alla nostra attenzione – e in un contingente scelto regalate all’Isre dall’autrice – è la sua precoce, straordinaria capacità di vedere per permettere a noi di capire. Non ci sono parole, ma un grande linguaggio che cinquant’anni dopo restituisce una voce potente. Interrogarsi sullo sguardo di allora di questa ragazza classe 1927 (ha compiuto novant’anni il 31 luglio) è un esercizio che queste immagini obbligano a fare, inevitabilmente, ogni qual volta le si osserva.
Chi è Cecilia Mangini
Nata nel 1927 a Mola di Bari, da padre pugliese e mamma di Firenze (dove la famiglia si trasferisce quando Cecilia ha sei anni), è la prima donna documentarista in Italia del dopoguerra. Con i suoi film e corti non fiction, è sempre andata oltre censure e stereotipi, ponendo l’obiettivo, per esempio, sulle ultime tracce di rituali contadini e fede popolare, i ragazzi di periferia, raccontati con Pasolini, la vita in fabbrica ieri e oggi, la condizione della donna tra lavoro e famiglia. Debutta nel documentario nel 1957, con Ignoti alla città (1958), ispirato a Ragazzi di Vita di Pasolini: la cineasta, per il suo racconto di ragazzi di borgata, dopo aver cercato il numero nell’elenco telefonico, telefona allo scrittore e gli chiede di scrivere un testo per il film. Pasolini, dopo una visita in moviola, accetta. Il corto viene censurato dal ministro Tambroni, con l’accusa di istigazione all’immoralità, ma è l’inizio di una collaborazione tra Pasolini e la regista, che si rinnoverà per Stendalì (Ancora suonano) del 1960, tratto da Morte e pianto rituale di Ernesto De Martino, su un canto sacro funebre in dialetto greco delle donne di Martano, in Salento, e La canta delle marane (1962), dove torna fra i ragazzi di vita.
A fine anni ’50 Cecilia Mangini incontra l’uomo della sua vita, che diventa suo marito e compagno d’arte, Lino Del Fra (scomparso nel 1997) con cui realizza, tra gli altri, firmando insieme la regia, All’armi siam fascisti!(del 1960, co-diretto anche da Lino Micciché), su antefatti e conseguenze del regime di Mussolini; e da coautrice della sceneggiatura opere come Fata Morgana (1961), Leone d’oro a Venezia, Antonio Gramsci – I giorni del carcere (1977), Pardo d’oro a Locarno, Comizi d’amore ’80 (1982) che a vent’anni dal film di Pasolini torna a indagare sul rapporto con il sesso e la famiglia in Italia. Tra le costanti del lavoro di Cecilia Mangini, c’è anche lo sguardo sulla vita in fabbrica, da Essere donne, racconto sulle difficoltà quotidiane delle operaie, a Tommaso (1965), e Brindisi ’66, sull’impatto della Monteshell in città.
Nel suo documentario più recente, che la riporta alla regia dopo circa 40 anni, In viaggio con Cecilia (2013), realizzato con l’amica e allieva Mariangela Barbanente, appare il passato con il drammatico presente dell’Ilva di Taranto. Per lei infatti “il documentario è una necessità, perché ci mette in condizione di pensare al nostro oggi, di collegarlo al passato e proiettarlo verso il futuro”.