Esce oggi nei cinema Amate sponde, film di Egidio Eronico che attraversa l’isola e la penisola per raccontare la straordinaria bellezza e unicità del paesaggio nostrano, ma anche le gravi criticità che lo stanno mettendo a rischio. Il documentario è stato realizzato anche grazie ai fondi messi a disposizione della Regione Sardegna e dalla Film Commission Sarda, con l’individuazione di numerose location che hanno contribuito in modo significativo alla riuscita dell’opera.
Arriva nei cinema italiani dopo essere stato presentato in prima mondiale alla Festa del Cinema di Roma e al Torino film Festival Amate Sponde, il nuovo film di Egidio Eronico, il racconto visionario e straordinario dell’Italia e del suo paesaggio fisico e umano. Amate sponde uscirà nei cinema italiani il 14 marzo, data per nulla casuale trattandosi della Giornata Nazionale del Paesaggio, una delle più straordinarie risorse e ricchezze italiane, un unicum che la contraddistingue nel mondo.
Il film, prodotto da EiE Film, Schicchera Production, Sky in coproduzione con Luce Cinecittà, è stato realizzato anche grazie ai fondi messi a disposizione della Regione Sardegna e dalla Film Commission Sarda, con l’individuazione di numerose location che hanno contribuito in modo significativo alla riuscita dell’opera: Porto Torres, Ottana (riprese di Boes&Merdules), Gola di Gorropu, Ulassai-Perdasdefogu (centrale eolica), Portovesme (Vasche rosse Eurillumina), le Dune di Piscinas, il Sardegna Radio Telescope di San Basilio e la miniera di Monteponi.
«“Amate Sponde”, esempio di cinema made in Sardegna di alta fattura. Sono molto orgoglioso dei risultati raggiunti dalla Film Commission in questi dieci anni, che sono stati celebrati nell’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, di Roma e di Torino dove i film sardi, in numero crescente, si sono anno dopo anno fatti riconoscere per forza espressiva, originalità creando un proprio spazio nel cuore del pubblico – dichiara l’assessore regionale della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, Andrea Biancareddu – La Regione sostiene con convinzione l’investimento nel comparto audiovisivo, sempre più essenziale per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, per la capacità di creare opportunità di lavoro e alta specializzazione dei professionisti, dei produttori, degli autori e delle istituzioni coinvolte».
Dalle Alpi alla Sicilia, “Amate sponde” mostra un’Italia dal paesaggio unico e spesso incompreso, con lo sguardo rivolto all’ambiente urbano ed extraurbano, al mondo del lavoro, ai nuovi luoghi di aggregazione e ai vecchi e nuovi riti collettivi. Nessun commento verbale, un puro tessuto di visioni ed emozioni, con immagini ad altissima definizione firmate da Sara Purgatorio e una colonna sonora avvolgente, onirica e potente, composta da Vittorio Cosma, in quella che in sintesi è possibile definire come una landscape-suite in 4k.
«Come in una suite di J. S. Bach, con i suoi tempi o movimenti e fornita di un preludio. Questa la forma che caratterizza Amate Sponde – dichiara il regista – il racconto possibile di un Paese – l’Italia – nel suo contraddittorio eppure vitalistico presente, in un film dove l’interazione fra immagine e suono mediata dal montaggio si fa racconto fisico ed emotivo. E che sulle tracce di S. Ejzenstejn vuole spingere lo spettatore a vedere la musica e ascoltare le immagini, perché l’importante non è tanto il cercare di capire, quanto il provare a sentire ciò che siamo, dove ci troviamo e quel che non vogliamo perdere».
Soffermandosi sulle nozioni di sviluppo e progresso, Amate Sponde interroga sullo stato dei rapporti tra gli italiani e il loro ambiente. Le cifre più aggiornate dicono che, con una media di 19 ettari al giorno – il valore più alto negli ultimi dieci anni e una velocità di oltre 2 metri quadrati al secondo – il consumo di suolo in Italia nel 2021 sfiora i 70 km quadrati di nuove coperture, per cui il cemento ricopre ormai 21.500 km quadrati di suolo nazionale. Con conseguenze che le cronache ci trasmettono con periodica drammaticità: di un territorio più fragile, pericoloso, desertificato. A rischio, dunque, non è solo la proverbiale bellezza del nostro paesaggio, ma l’identità stessa di noi italiani che di questo paesaggio siamo storicamente espressione.