Si è appena conclusa a Londra la rassegna “Made in Sardinia” – il primo festival londinese dedicato al cinema che affonda le sue radici creative e produttive sull’isola – organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura a Londra in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, la Fondazione Sardegna Film Commission e l’Istituto Luce Cinecittá.
Dieci titoli per raccontare le diverse anime dell’isola, non soltanto attraverso le immagini dei film ma anche con le parole degli autori che hanno incontrato il numeroso pubblico in sala per raccontare la genesi creativa delle opere e il rapporto con la storia, le comunità e i paesaggi della Sardegna.
Il Festival si è aperto con “Il Clan dei Ricciai” il documentario di Pietro Mereu dedicato alle storie di riscatto di un gruppo di ex detenuti sardi, che quest’anno ha fatto incetta di premi e presenze in numerosi festival nazionali.
«É toccato a me rompere il ghiaccio – commenta Pietro Mereu – Il Clan dei ricciai è stato il film che ha aperto il Made in Sardinia Film Festival e devo dire che non mi sarei mai aspettato così tanta gente in sala, per di più affascinata da una storia che pur essendo radicata in Sardegna trova riscontro ovunque. Ringrazio la Sardegna Film Commission, la Regione e l’Istituto Italiano di Cultura per l’opportunità offerta da questo Festival».
Il secondo titolo della prima giornata è stato “Le Favole iniziano a Cabras” di Raffaello Fusaro, poetico documentario del 2014 trasmesso con grande successo anche da Sky Arte, che racconta l’isola attraverso alcuni dei suoi artisti più rappresentativi: poeti, musicisti, un navigatore solitario, un celebre scultore, attori di teatro sperimentale, ma anche un famoso stilista ed un fotografo naturalista.
«Ho raccolto l’invito a proiettare il nostro film con entusiasmo perché mi piace molto condividere con il pubblico internazionale la mia visione cinematografica della Sardegna – dichiara Raffaello Fusaro – Sono affascinato dalla sua “maternità”. È una terra madre che porta nel mondo i suoi figli e che ti lascia addosso un abbraccio che dura per sempre. In fondo per me è una seconda patria».
Il secondo giorno ha avuto come protagonista assoluto lo sguardo femminile con il documentario “Lunàdigas” diNicoletta Nesler e Marilisa Piga, pluripremiato progetto in progress che racconta – attraverso le parole di donne famose e non – le motivazioni profonde di chi sceglie di non avere figli.
«Gran bella esperienza la proiezione di Lunàdigas a Londra, proposta a un pubblico intelligente e motivato, composto non solo di donne – italiane e non – ma anche di molti uomini giovani e sensibili al tema centrale di Lunàdigas, che con i loro interventi hanno arricchito il dibattito sempre aperto sull’autodeterminazione a proposito di scelta procreativa» Ha commentato con soddisfazione Nicoletta Nesler.
La giornata si è conclusa con la proiezione de “L’uomo con la Lanterna” di Francesca Lixi, vincitore del premio Corso Salani al Trieste Film Festival 2018 e inedito ritratto familiare che indaga anche i rapporti tra la Sardegna e la Cina in epoca coloniale.
Il terzo è stato il giorno dei contrasti: ha aperto le danze la Sardegna più magica e oscura con il film “Surbiles” diGiovanni Columbu, un viaggio tra tradizioni e folklore alla scoperta della mitologica figura della donna-vampiro sarda che è stato presentato nel 2017 a Locarno e premiato, sempre nello stesso anno, al Festival del Cinema Italiano di Madrid. A seguire, “L’arbitro” di Paolo Zucca, divertente e surreale commedia in bianco e nero interpretata da Stefano Accorsi e Geppi Cucciari, presentata a Venezia nel 2013.
A chiusura della giornata, il cortometraggio “Sinuaria” di Roberto Carta, storia malinconica e dolce di un detenuto nel carcere dell’Asinara che lavora come parrucchiere e grazie alla sua bravura diventa l’idolo delle quattro donne dell’isola.
Il quarto giorno riflettori accesi sulle opere premiate ai David di Donatello 2017: “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Cabiddu (David per la miglior sceneggiatura e Globo d’oro della stampa estera come miglior film) film colto e popolare allo stesso tempo, liberamente ispirato a “L’arte della commedia” di Edoardo De Filippo e a “La tempesta” di William Shakespeare, magistralmente interpretato da Sergio Rubini, Ennio Fantastichini e Renato Carpentieri.
«Per la Stoffa dei Sogni è la quarta volta in Inghilterra dopo i festival di Leeds, Cardiff, Edimburgo e Londra con la prestigiosa rassegna Cinema italia Uk del Bafta, dove il film ha ottenuto sempre un’ottima accoglienza di pubblico e critica – commenta Gianfranco Cabiddu – Questa ulteriore proiezione londinese conferma che, se promosso, c’è un sincero interesse per il cinema italiano – e in questo caso per la Sardegna – fuori dall’Italia».
A seguire, “A casa mia” di Mario Piredda, David di Donatello per il cortometraggio, che racconta lo spopolamento e la perdita di autenticità del territorio sardo e delle sue tradizioni, della solitudine degli anziani e del disagio delle nuove generazioni. A chiudere la giornata, “Bellas Mariposas” di Salvatore Mereu, tratto dall’omonimo racconto di Sergio Atzeni, che segue con sguardo schietto ma al contempo delicato, le vicende delle due protagoniste adolescenti, “farfalle” che passano leggere sui non pochi eventi drammatici della loro vita.
«In questi anni abbiamo lavorato molto e su più fronti per rafforzare l’immagine e la presenza della Sardegna all’estero, dall’agroalimentare al turismo sino alle imprese ad alto valore tecnologico – commenta il presidente della Regione Francesco Pigliaru – e Londra è stato uno degli scenari su cui abbiamo puntato con convinzione. In questo quadro si inserisce la progettualità che Sardegna Film Commission e FilmItalia hanno portato avanti unite per realizzare la prima rassegna interamente dedicata al nostro cinema, che ha un ruolo di grande importanza nella valorizzazione di talenti e paesaggi, così come del patrimonio storico e identitario. Una felice intuizione promozionale al servizio delle tante opere audiovisive sostenute e finanziate dalla Regione – conclude il presidente Pigliaru – resa ancora più efficace dalla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Londra e con il suo direttore Marco Delogu, con cui dialoghiamo costantemente».