«Non scendete a compromessi, siate sempre coraggiosi e autentici e non limitatevi a bussare alla porta del cinema, sfondatela». Un appello ai giovani aspiranti registi privo di mistificazioni e retorica. Sguardo profondo e dissacrante, a Lo Quarter di Alghero Béla Tarr è stato una miniera di aneddoti, in un incontro senza precedenti in Italia, a tu per tu con i giornalisti e con il pubblico del Sardinia Film Festival.
«Quando ho iniziato a fare cinema, all’età di ventidue anni – ha affermato il maestro – mi sono accorto che tutto in questo mondo era falso, anche i sentimenti. Guardavo i film e vedevo che la realtà era completamente diversa rispetto a quella proposta nelle pellicole. Sentivo che la dignità umana veniva stuprata ogni giorno e, da allora, lo scopo del mio lavoro è stato quello di far rispettare la dignità umana. Un intendimento mai venuto meno».
Nella lunga serie di racconti sono state ricordate le difficoltà degli esordi, come la rabbia e la voglia di fare, che permettevano a un film come “Nido familiare” di essere girato in soli cinque giorni con un badget corrispondente a 5mila euro di oggi.
Svelato l’arcano sul mitico rapporto con il bianco e nero, che è stato invece una scelta più obbligata che stilistica: «Non ho più sopportato il colore fin dalla metà degli anni Ottanta, da quando le pellicole a colori sono state realizzate con un materiale diverso, che le ha rese a mio parere inguardabili».
L’impegno verso i giovani si è intensificato soprattutto negli ultimi anni. Dopo il dichiarato ritiro dalle scene nel 2011, il maestro si è dedicato a una factory che ha l’importante compito di mettere in relazione i neofiti con i maestri.
Durante l’incontro con la stampa, Béla Tarr è stato affiancato dalla giornalista e scrittrice Judit Pintér, mentre nella masterclass, realizzata in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission e la Fondazione Meta, a fare da moderatore è stato Roberto Chiesi, responsabile della Fondazione Pier Paolo Pasolini e tra i coordinatori della Cineteca di Bologna.
In serata dopo la proiezione del suo cortometraggio “Prológus”, Béla Tarr ha ricevuto il Premio alla Carriera del Sardinia Film Festival, un’opera artigianale di Agostino Marogna raffigurante un suonatore di launeddas.
La serata si è conclusa con la proiezione di uno dei film capolavoro, “Le armonie di Werckmeister” in formato 35mm, una visione assolutamente straordinaria che ha incantato gli amanti della settima arte.