Il regista sardo Peter Marcias (La nostra quarantena) è in concorso a Giffoni Experience nella sezione Elements +6 (sabato 23 luglio) con il cortometraggio d’animazione Il mio cane si chiama Vento, prodotto dalla Fondazione Sardegna Film Commission Progetto Heroes 20.20.20 e dalla Capetown di Camillo Esposito. Una ministoria di dieci minuti che parla al cuore dei più piccoli attraverso il disegno essenziale e la vicenda quotidiana – le animazioni sono di Riccardo Atzeni, la sceneggiatura di Marco Porru. Andrea ha 6 anni e ha perso da poco il suo amato cane, sepolto nel giardino di casa. Sua madre lo spinge a prenderne un altro a cui dedicare il suo amore, ma Andrea è triste e sconsolato, non se la sente di tradire il fedele compagno di giochi e scorribande. Finché un nuovo compagno non entra nella sua vita di soppiatto…
Il mio cane si chiama Vento è anche una storia dal sapore ecologista che racconta ai piccoli (e magari anche ai grandi) di come in natura, senza l’intervento dannoso dell’uomo, nulla si distrugga ma tutto diventi energia e nuova vita. Insomma, un invito all’elaborazione del lutto in forma di favola.
“Mi avevano chiesto di interpretare il concetto di energia rinnovabile e grazie allo sceneggiatore e scrittore Marco Porru è venuto fuori il film”, racconta il regista di Oristano. Che sottolinea come siano numerose le richieste del corto arrivate da tanti festival internazionali dedicati ai bambini, tra cui New York, Chicago, Teheran, Mumbai, Belfast.
Marcias, che aveva già diretto il corto di animazione Il mondo sopra la testa, è al lavoro sul lungometraggioLo Stato delle Anime, sempre prodotto da Capetown Film, Regione Autonoma della Sardegna e Sardegna Film Commission, e sta ultimando il montaggio del suono del nuovo documentario Silenzi e parole “che tratta il tema del rapporto Chiesa/Omosessualità in modo inedito”.