La nuova opera di Paolo Zucca, Vangelo secondo Maria, arriva al Torino Film Festival, dove verrà proiettata in anteprima nazionale al Cinema Romano il 26 e il 27 novembre. Già vincitore del David di Donatello, nel suo ultimo film, Paolo Zucca vuole dare una lettura inconsueta della figura di Maria -interpretata da Benedetta Porcaroli- raffigurandola come una giovane donna che sogna di scoprire il mondo e che si innamora di Giuseppe, interpretato da Alessandro Gassman. Una Maria che si è montata la testa con le storie della Bibbia come Don Chisciotte coi romanzi d’avventura. Un’adolescente, poco più che bambina, che si trova ad affrontare un conflitto lacerante tra il suo piccolo disegno e quello immenso di Dio.
“L’opera di Paolo Zucca è ambientata in Sardegna ma racconta una storia senza tempo e dal forte respiro nazionale e internazionale. La Sardegna torna a distinguersi al Festival di Torino per originalità e per talenti creativi le cui poetiche raccontano una terra antica ma contemporanea, in grado di accogliere e coltivare artisti e produzioni da tutto il mondo.” Dichiara Andrea Biancareddu, Assessore alla Cultura della Regione Sardegna. “Non ci sarà infatti solo Zucca a Torino, ma anche il ritratto del Time in Jazz di Mellara, Rossi e Cabiddu con protagonista Paolo Fresu e il suo festival gallurese tra i più importanti nel panorama Jazz globale. Come non essere orgogliosi poi dei nostri giovani registi come Alberto Diana, in concorso con il cortometraggio ‘Fraria’”.
Prodotto da Sky Italia, Vision Distribution, La Luna e Indigo Film con il sostegno di Regione Sardegna, Sardegna Film Commission e Mibact, il film di Zucca vuole essere un’opera capace di comunicare con il resto del mondo, anche se uno dei suoi punti di forza sarà proprio il radicamento in un contesto geografico, archeologico e antropologico di tipo locale. Il film è infatti girato interamente in Sardegna, che per l’occasione vestirà i panni di una Palestina arcaica e mitologica.
“La scelta dell’isola come luogo di ambientazione non vuole in alcun modo conferire all’opera un taglio folkloristico di carattere esclusivamente regionale.” dichiara il regista e sceneggiatore “Al contrario, è intenzione dell’opera rappresentare un universo storico all’interno del quale la presenza di alcune testimonianze archeologiche o di alcuni elementi scenici legati alla concretezza della vita di campagna in Sardegna, possano evocare, senza eccessive forzature, una civiltà mediterranea antica e frugale, come immaginiamo sia stata quella della Galilea di duemila anni fa.” Tra le location troviamo infatti Cagliari, Macomer, Gadoni e le province di Oristano e del Sud Sardegna.
L’opera di Zucca è un tentativo di riempire con un’ipotesi il grande vuoto dei vangeli su Maria, unica immagine smorta di un affresco dove sono tutti vivi. Erode, Giuda, Pilato, Pietro. Tutti meno lei, che è quasi un’astrazione, un simbolo di incondizionata obbedienza.
Venerata come simulacro, ignorata come persona. Se il Vangelo secondo Matteo di Pasolini non può che essere un punto di riferimento e una preziosa fonte di ispirazione, alcune delle scelte sono state invece orientate verso una sensibilità più vicina al cinema contemporaneo, anche solo da un punto di vista squisitamente tecnico.
La struttura della storia è quella di un racconto che procede per tappe, seguendo l’evoluzione morale della sua protagonista attraverso un percorso tortuoso ricco di ostacoli, trappole, colpi di scena ed incontri decisivi. Il racconto di una crescita interiore, certo, ma articolato attraverso una trama robusta e coinvolgente, ricca di sorprese e decisamente volta all’imprevedibile, con un finale completamente rinnovato rispetto a quello del libro del 1979 firmato da Barbara Alberti.
Lo stile della regia è improntato alla commistione del registro realistico con quello visionario, a una ‘semplicità meravigliosa’ frutto dell’incontro tra l’alto e il basso, tra il carnale e il divino, che vuole deliberatamente caratterizzare il progetto in tutti i suoi aspetti.Il Vangelo secondo Maria sarà, in conclusione, un film ‘meticcio’, figlio della commistione e del contrasto, allo stesso tempo epico e intimista, nobile e popolare. Un’opera classica assolutamente rivoluzionaria.